FOCUS STEVE REICH
Diverso 2021

Steve Reich nasce a New York nel 1936. Dopo i primi studi di pianoforte, all’età di 14 anni si dedica allo studio della musica barocca e inizia la conoscenza della musica del XX secolo. Studia batteria con Roland Kohloff, appassionandosi alla musica jazz. Frequenta la Cornell University, dove si laurea in musica nel 1957 con un B.A. in Filosofia su Ludwig Wittgenstein, filosofo di cui molti anni dopo avrebbe messo in musica i testi nelle sue opere Proverb (1995) e You Are (variations) (2006). Dopo la laurea, Reich studia composizione privatamente con Hall Overton prima di iscriversi alla Juilliard per lavorare con William Bergsma e Vincent Persichetti (1958-1961). Successivamente frequenta il Mills College di Oakland, in California, dove studia con Luciano Berio e Darius Milhaud (1961-1963) e consegue il master in composizione. Nel periodo di studio a Mills, Reich compone Melodica per Melodica e nastro magnetico e getta le basi della sua tecnica compositiva lavorando presso il Tape Music Center di San Francisco insieme a Pauline Oliveros, Ramon Sender, Morton Subotnick, Phil Lesh e Terry Riley. Nel novembre del 1964 partecipa alla prima esecuzione di In C di Terry Riley, Con quella composizione ha inizio la storia della minimal music, che si sviluppa attraverso due correnti principali: quella della phase music, così chiamata in quanto utilizzava la tecnica dello sfasamento progressivo di cellule sonore o “patterns” e quella “ricorsivo-meditativa”. 

Alla prima appartiene l’esperienza di compositori come Steve Reich e Philip Glass (1937), alla seconda quella di compositori come Terry Riley (1935) e La Monte Young. A una linea di “scavo” all’interno del suono, con l’uso di tecniche percussive, è invece legata la singolare gura di Charlemagne Palestine (1945), che si è affermato grazie all’uso estensivo della tecnica dello strumming pianistico. Nella musica contemporanea la minimal music ha avuto successo più di ogni altro linguaggio, anche in termini commerciali. Successo che, dopo il periodo iniziale, ne ha progressivamente snaturato il carattere, trasformando la tendenza minimalista nella più confortevole musica ripetitiva. I compositori della linea “ricorsivo-meditativa” incidevano le loro cellule ritmiche su nastro magnetico per realizzare anelli (loops) o basi ritmiche che si ripetevano identicamente a se stesse, talvolta per ore, su cui improvvisavano con strumenti dal vivo (tastiere, percussioni, strumenti a fiato). 

Anche se meno rigoroso (eccezione fatta per la composizione In C di Terry Riley, autentico manifesto formale del minimalismo), questo approccio ha ottenuto dei risultati estremamente interessanti, come A Rainbow in Curved Air e Poppy Nogood (1969) di Riley, o l’opera The Tortoise, His Dreams and Journeys di La Monte Young (composizione virtualmente senza fine, avviata nel 1964). La linea della phase music è stata indubbiamente quella più interessante e coerente dal punto di vista dello sviluppo tecnico e teorico. In particolare Steve Reich è il compositore che ha saputo mantenere il maggior rigore dal punto di vista dell’organizzazione strutturale della partitura, riuscendo a fondere nel suo linguaggio ricerca sperimentale e coerenza costruttiva con un’intensa drammaturgia espressiva.

L’influenza di Steve Reich sulle generazioni successive di compositori in tutto il mondo è estremamente rilevante, anche per quanto riguarda il jazz e la popular music. Alcuni suoi lavori, come Drumming (1970-71), Music for 18 musicians (1974-76), Tehillim (1981), The desert music (1982-83), Different trains (1988), City Life (1995), Triple quartet (1998), sono considerati tra i capolavori iconici della musica della seconda metà del XX secolo. Nell’ampio focus a lui dedicato dal “Chigiana International Festival & Summer Academy 2021” sarà possibile ascoltare 22 composizioni del grande compositore americano, dai primi lavori per nastro magnetico degli anni Sessanta fino alla sua ultima creazione, Music for Ensemble and Orchestra del 2018, una composizione che ritorna all’origine dell’interesse di Reich per la tradizione barocca, eseguita in prima italiana nel concerto di inaugurazione del Festival.
La tecnica compositiva di Steve Reich, che l’autore ha esposto nel celebre articolo del 1968 Music as a gradual process, era basata sul lento (talvolta lentissimo, quasi impercettibile) sfasamento progressivo di piccole cellule ritmiche uguali, fino a raggiungere un totale ritmico indistinto per poi tornare ad una situazione sincrona e di nuovo progressivamente sfasarla. Nella musica di Steve Reich questo processo è applicato con rigore estremo (dalle prime composizioni per nastro magnetico, come It’s gonna Rain o Come Out, a quelle strumentali come Piano phase, Violin Phase, Phase patterns, Four organs, Drumming) mentre in Philip Glass, dopo le prime esperienze (Music in 12 parts, Music in similar motion) e dopo la svolta impressa dal successo dell’opera teatrale realizzata con il regista, drammaturgo e artista Robert Wilson Einstein on The Beach (1976), il rigore ha lasciato il posto ad una felice vena melodica caratterizzata dall’andamento ripetitivo. Altri autori come Steve Martland, Michael Nyman, John Adams, Gavin Bryars, Arvo Pärt, Louis Andriessen, Michael Torke, Kevin Volans, David Lang, Julia Wolfe, Graham Fitkin presentano affinità con le tecniche della minimal music e in molti casi il legame con Steve Reich è quello che emerge con maggior evidenza. E’ il caso ad esempio della nuova generazione di ensemble statunitensi, come Bang On A Can, Alarm will sound e Roomful of teeth.
Al di fuori dell’utilizzazione del nastro magnetico, l’intervento sul suono e la creazione di apparecchi automatici con cui poter controllare manipolazioni in diretta durante un’esecuzione (live electronics) è ciò che maggiormente ha interessato i nuovi autori. Molti di loro sono anche interpreti della loro musica: performers che utilizzano le loro notevoli capacità tecniche e ideative, per allargare le possibilità espressive ed espandere in maniera nuova la prassi esecutiva. Un filone questo chesi aggancia direttamente alla tradizione del jazz, con autori quali Steve Coleman, Lionel Loueke, Jack De Johnette, John Zorn, Dave Holland, David Krakauer. È stato il caso anche di interpreti-compositori come William O. Smith, lo straordinario clarinettista che ha aperto nuove strade allo sviluppo delle tecniche esecutive per clarinetto, di Steve Lacy per il sassofono soprano, di Stefano Scodanibbio per il contrabbasso, di Giancarlo Schiaffini per il trombone e di David Tudor, Frederick Rzewski, Joan La Barbara, Rhys Chatham, Arnold Dreyblatt, Eugenio Colombo, Michael Vogt, Evan Zyporin e molti altri. 
Nicola Sani
CONCERTI CON COMPOSIZIONI DI STEVE REICH
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Lista delle composizioni di Steve Reich
nel programma del Chigiana International Festival & Summer Academy 2021 “Diverso”

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