Siena | 9 luglio – 14 settembre 2025
Gianluca Codeghini NoiSe><Derive
Una mostra a cura di Stefano Jacoviello

In coproduzione con Fondazione Santa Maria della Scala
In collaborazione con inner room©  – Open Zona Toselli

Allestimento a cura di Yuri Bigozzi
in collaborazione con Laura Bonelli – Vernice Progetti Culturali
Catalogo Sillabe, Livorno

Pre-Opening
Martedì 8 luglio ore 21:30,
Inner Room © – Open Zona Toselli (via Guccio di Mannaia, 15).
Incontro con G. Codeghini ed E. Grazioli

Inaugurazione
Mercoledì 9 luglio 
ore 17:30 Santa Maria della Scala (piazza Duomo, 1)
ore 19:00 Palazzo Chigi Saracini (via di Città, 89)

ChigianArtCafé – Palazzo Chigi Saracini
Ingresso gratuito, tutti i giorni, ore 11:30 – 20:00.
Complesso Museale Santa Maria della Scala
Accesso compreso nel biglietto di ingresso al museo, tutti i giorni, ore 10:00 – 19:00.
inner room © – Zona Open Toselli
Ingresso gratuito, lun- ven, ore 10:00-13:00/15:00-19:00, sab ore 10:00-13:00.

“Con la sua conflittualità immanente, Noi-se è la radice del rumore. E il rumore è la fonte della vitalità incorreggibile e non misurabile a cui le opere di Gianluca Codeghini innalzano una sorta di altare rituale. Ma non per celebrarla, come farebbe un ottimista coatto alla ricerca di un antidoto per i terribili “tempi che corrono”. Le opere di Codeghini non forniscono effimere distrazioni per il pubblico à la page dei vernissage contemporanei. Ma non servono nemmeno a “far pensare”, come piacerebbe a quei moralisti che vorrebbero l’arte come una forma di pubblicità senza peccato.

L’arte di Codeghini serve piuttosto a “de-pensare”. È sospinta dalla necessità dell’altro, non è un fatto ma è un fare, non è oggetto ma processo, e il suo consumo è il motore stesso della sua creazione. L’arte di Codeghini non vive senza l’interazione che prende luogo e abita intorno ad ogni opera, ma che allo stesso tempo eccede il perimetro di ogni relazione senza una direzione né un termine verso cui mirare. 

NoiSe, questo ganglio rumoroso e indefinito, è la condizione primordiale del suono, è la base su cui, fra le vibrazioni gravi, medie o acute, possono emergere le espressioni significanti. Ma è anche l’oceano in cui le singole identità possono sprofondare e tornare all’indistinto, per essere finalmente libere di diventare altro.”

Stefano Jacoviello (Semiologo, curatore, Università di Siena)

“Gianluca Codeghini è uno specialista del rumore, del bisbiglio, del clinamen, del disturbo, del gioco dalle regole assurde, della “metafora a contenuto informativo nullo”…

Codeghini, ribadiamo, è radicale senza dare nell’occhio: offre delle immagini, degli oggetti, dei suoni, delle parole, delle frasi apparentemente tranquille e inoffensive, in realtà mira al nucleo del pensiero stesso: è lì che vuole introdurre il rumore, far perdere la regola, farlo girare su stesso perché, quando volesse trarre le fila del suo operare, al tempo stesso finisca col dubitare di aver teorizzato altro o alcunché, di aver fallito oppure riuscito inconsapevolmente altrove – che è poi l’unico modo per riuscire veramente, per vincere al gioco dell’arte.”

Elio Grazioli (Critico e storico dell’arte contemporanea)

“La mostra NoiSe >< Derive invita a interrogarsi su cosa significhi davvero ascoltare il rumore: non come interferenza o disturbo, ma come possibilità altra, come linguaggio autonomo, come segnale di vita che si infiltra nel sistema ordinato della musica. Codeghini trasforma il rumore in presenza plastica e visiva, lo fa diventare segno, materia, immagine. Ci invita a “osservare il silenzio”…

Questa mostra è anche un invito a ripensare l’ascolto, in un’epoca in cui il rumore sembra ovunque e, proprio per questo, viene spesso ignorato..”

Nicola Sani (Compositore, Direttore Artistico Accademia Musicale Chigiana)

“La sua materia è il rumore: non quello assordante che copre, ma quello impercettibile che rivela. È il sussurro che disturba l’inerzia, lo scarto che interroga il visibile, il dubbio che ci obbliga a guardare e a pensare lateralmente. Le sue opere ci disarmano: non offrono soluzioni, ma ci restituiscono il senso della complessità e del limite.
C’è in tutto il lavoro di Codeghini una tensione verso la deriva: non come smarrimento, ma come possibilità. Deriva è ciò che accade quando si rinuncia al controllo.”
Cristiano Leone (Presidente Fondazione Santa Maria della Scala)
SPAZI ESPOSITIVI
Palazzo Chigi Saracini
Via di Città 89, Siena
Rumore alla Deriva >< Deriva del Rumore 
Le opere esposte tra le stanze della Chigiana esprimono al meglio l’idea di Rumore alla Deriva o Deriva del Rumore. È una nozione suggestiva che sfugge alla definizione perché può essere interpretata nei diversi modi in cui l’opera si relaziona allo spettatore a seconda del contesto in cui avviene l’incontro.
Non è casuale l’accostamento tra rumore e deriva. Quest’ultima suggerisce l’idea di un movimento che non è guidato da una direzione precisa, ma si lascia influenzare da fattori esterni o da forze imprevedibili. L’elemento sonoro è prodotto da una costante sollecitazione visiva: il rumore che percepiamo tra le stanze della Chigiana è accostabile al nero, caratterizzato da frequenze molto basse, inintelligibili, che esistono ma che non possiamo o non sempre riusciamo ad ascoltare e comprendere con i nostri strumenti cognitivi. Il rumore nero è un infrasuono del reale che esiste in una forma estrema di silenzio attivo, al limite del sensibile e del dicibile, al punto tale da lasciare nella memoria il dubbio di non essere percepito o non esistere affatto.
Santa Maria della Scala
Piazza Duomo 1, Siena
Rumore in bianco e scala di grigi 
Il rumore che si annida tra le stanze del prestigioso complesso di Santa Maria della Scala ha una connotazione decisamente diversa da quello presente in Chigiana. Di fatto si sente, è un condensato metaforico che esalta il tutto, l’indifferenziato, il caos. Le opere esistono nel loro eccesso di senso, mirano a una perdita di significazione tale da farle risultare dissipative e paradossali. Ogni opera è apparentemente distinta dalle altre, ma in modo totalmente uniforme; ognuna, in ogni singola differenza, contribuisce a produrre una simultaneità. Siamo nel bel mezzo di una rumorosità che va oltre la forma in cui si nasconde e si annulla. Siamo in presenza di una sfumatura graduale di rumore più prossimo al bianco. Quello che se ne percepisce è un pluralismo apparente che disinnesca ogni rottura reale al punto tale da lasciare nella memoria il dubbio di farne parte o di non farne parte affatto.
inner room©
Via Guccio di Mannaia, 15, Siena
Le sollecitazioni del rumore
In questa insolita sede di passaggio tra parcheggi e vetrine abbiamo tre opere in cui la questione del rumore torna a muoversi alla deriva. Se la prima sollecitazione visiva è di tipo collettivo, subito dopo ci accorgiamo che di fatto abbiamo a che fare con una condizione primordiale e di sopravvivenza del rumore. Perché anche qui l’elemento sonoro è prodotto da una costante stimolazione percettiva, fisica e mentale. La natura delle opere esposte in Zona Open Toselli favorisce un dialogo tra rumore e occhio umano. Il luogo è fuori dalle mura della città medioevale e lontano dai percorsi turistici, guarda tra i raccordi e le prime necessità. 
Come sempre le opere innescano dinamiche nel contesto con cui interagiscono: alcune si possono vedere e ascoltare di giorno mentre altre si possono vedere ed ascoltare di notte, alcune all’interno e altre all’esterno, una complessità basata su variazioni, squilibri della forma e del contenuto riorganizzati in modo non lineare, al punto tale da lasciare nella memoria il dubbio di averli variati o di non averli vissuti affatto.