ERRANDO

giovedì 28 marzo 2019
Palazzo Chigi Saracini, ore 21

GIOVANNI SENECA | chitarra classica, battente, flamenca

(SJ)

Il potentissimo Harun al Rashid, Califfo di Baghdad, amante delle arti e delle scienze, chiese al musico Ishaq al Mawsili di inviargli il suo più talentuoso allievo. Il prescelto fu Ali Ibn Nafi, un giovane cantante dalla carnagione scura soprannominato “Zyriab”, che significa “Merlo”. Come l’uccello dalle piume nere, infatti, Ali aveva una voce meravigliosa e conosceva moltissime melodie. Ma una volta giunto al cospetto del Califfo, non cantò le musiche del suo maestro, né utilizzò il liuto che gli era stato dato. Preferì portare uno strumento nuovo, da lui costruito con legno più leggero su cui erano state tese preziose corde di budello intrecciate con seta colorata. Secondo la tradizione, quattro paia di corde erano legate ai temperamenti dell’uomo: le prime, di colore giallo rappresentavano la bile, responsabile della collera; le seconde, rosse, indicavano il sangue; le terze, bianche, erano associate al flegma, umore della tranquillità, e le quarte, nere come l’umore della malinconia. Ma il liuto di Zyriab aveva qualcosa in più. Al centro, fra il secondo e il terzo paio, aveva aggiunto altre due corde colorate di rosso: quelle dell’anima. E per pizzicarle tutte, invece di un plettro di legno, usava una penna d’aquila.
L’arte del giovane musicista conquistò il cuore del Califfo, tanto che il maestro Ishaq, vinto dalla gelosia, impose al suo allievo di lasciare Baghdad per sempre in cambio di molti soldi. Altrimenti lo avrebbe ucciso. Zyriab accettò e si diresse verso Occidente, portando la sua musica in tutte le terre conquistate dagli Arabi fino a raggiungere Cordoba. Sotto il regno di Abd al Rahman la ricchissima capitale di al Andalus, ormai ben più splendida di Baghdad, era divenuta il faro della cultura islamica del IX secolo. Il nuovo signore ricoprì d’oro e ricchezze Zyriab, che subito fondò a Cordoba una scuola di musica non solo per i figli della classe dominante, ma aperta a tutti quelli che volessero sperimentare nuove musiche e strumenti, come il suo liuto a cinque corde da cui sarebbe discesa la chitarra.
Il mito di Zyriab permette di capire come le culture musicali di Oriente e Occidente del Mediterraneo siano legate a un fascio di corde vibranti, tese su una tavola armonica che congiunge la penisola iberica alle più antiche radici persiane. Inoltre, la leggenda colloca in Spagna la nascita di uno strumento che fra Cinque e Settecento ha vissuto in Italia le età del suo sviluppo e ha raggiunto nell’Ottocento in Francia il suo massimo successo, prima di conquistare il globo intero e dominare attualmente tutti i generi della musica.
La doppia natura colta e popolare ha permesso alla chitarra di raccogliere fra le sue corde più tradizioni e repertori, adeguarsi facilmente a differenti circostanze del fare musica, accarezzare con i suoi suoni le più diverse forme della sensibilità. Grazie ad Andrés Segovia e molti compositori del Novecento, la chitarra è divenuta uno strumento centrale per il recupero di pratiche musicali del passato, e allo stesso tempo luogo di sperimentazioni e meditazioni sonore.
Ma la chitarra non è una sola: prima che una forma “standard” si imponesse, molti erano i modelli legati a diverse regioni del Mediterraneo, ciascuno con delle caratteristiche relative all’incordatura, all’intonazione, al manico, alla tavola e alla cassa armonica. Ciascuno di questi tratti combinati in vario modo dava luogo a diversi tipi di strumento appartenenti alla stessa famiglia, ma ciascuno caratterizzato da un suono differente. Alcuni di questi modelli sono giunti fino a noi sopravvivendo nelle musiche popolari radicate in determinati territori. Spiccano in modo particolare la chitarra flamenca – meno profonda e più leggera, fatta di acero e cipresso, con le corde più vicine fra loro e radenti al manico –, e la chitarra battente, dalla foggia più antica, regina delle musiche da ballo e delle serenate nell’Italia meridionale.
Giovanni Seneca si è dedicato a riaprire il dialogo fra le tre chitarre e gli altri strumenti a corda pizzicata che popolano le musiche del Mediterraneo, incrociando tecniche esecutive, repertori, linguaggi e attitudini espressive. Così la chitarra battente riecheggia il bouzuki, il tambur, il saz, mentre quella flamenca riallaccia i rapporti con il progenitore oud, senza dimenticare di fare da trait d’union fra le suggestioni del leggendario repertorio gitano e l’esotismo delle musiche “colte” che hanno tentato di reinterpretarlo. Danze balcaniche incrociano i passi con la taranta, i melismi napoletani incontrano i ritmi dell’Egeo, mentre il folk assume le delicatezze del jazz e della musica da cinema. La musica di Giovanni Seneca sembra animare un unico percorso di sensazioni dove i suoni si confondono con i sapori delle pietanze, gli odori delle spezie e il colore dei tramonti incontrati in un continuo errare lungo le coste del Mare Nostrum. L’ascoltatore si ritrova improvvisamente immerso nei ricordi di viaggi compiuti da altri, resi vividi dalle sonorità delle corde pizzicate, tutte figlie di quella quinta corda inventata da Zyriab per toccare l’anima.

ASCOLTO LIBERO

con Riccardo Tesi, Epices da “Ecanes”, RARA Records 2014
Giovanni Seneca Trio, Danza di Adranos da “Ecanes”, RARA Records 2014
con David Riondino, Il Monaco Boccaccesco da “Ecanes”, RARA Records 2014
Giovanni Seneca Trio, Diteglielo live at pink house agristudios 2013
Giovanni Seneca Trio, Onirico live at pink house agristudios 2013
con Moni Ovadia, Giovanni Seneca Orchestrina Adriatica, Lo Guarracino
Giovanni Seneca Trio, Nuova Taranta live Teatro delle Muse, Ancona 2006
Giovanni Seneca, Brina da Errando, RARA Records 2013
Giovanni Seneca, Approdo Latino da Errando, RARA Records 2013
Giovanni Seneca, Mare aperto da Errando, RARA Records 2013

INGRESSO GRATUITO