PIZZICAR CANTANDO

giovedì 21 febbraio 2019
Palazzo Chigi Saracini, ore 21

QUINTANA
Ilaria Fantin | arciliuto, voce, percussioni
Katerina Ghannudi | arpa, voce

Esiste un legame a doppio filo fra la musica popolare e le musiche del passato d’Europa e dell’America coloniale, quelle che siamo soliti chiamare “musica antica”.
Da quei tempi nemmeno troppo lontani ci giungono reperti anonimi che, attraversando i secoli, hanno spesso perso gran parte delle istruzioni per essere restituiti all’ascolto. Allora è necessario rintracciare i resti di quelle sonorità nella cultura musicale popolare, laddove a volte sono sopravvissuti anche gli strumenti o i loro eredi diretti, e qualcosa nel modo di suonarli.
Ritmi, melodie, timbri della tradizione orale si innestano così negli spazi vuoti di quelle pagine mute, ridando linfa alle tracce scritte di musiche perdute. Nel frattempo, gli strumentisti di oggi provano a rispecchiarsi nei musicanti illustrati sui codici miniati o nelle incisioni rinascimentali e barocche. Solo in questo modo, la musica che proviene da un passato molto più condiviso di quanto si pensi può tornare alla vita. Nei modi che oggi tuttavia le sono concessi.

Negli ultimi sessant’anni, mentre l’industrializzazione di massa toglieva il tempo ai rituali delle campagne, la progressiva laicizzazione della vita cittadina sottraeva le anime a quelle pratiche spirituali popolari intrise di suoni d’organo, dei cori e delle bande in processione, che permettevano alle persone di ritrovarsi unite nella passione religiosa. Seguendo le trasformazioni sociali, anche la musica popolare si è avviata all’oblio ed è andata via via scomparendo, sostituita dalle playlist dei jukebox. La musica popolare è diventata pop.
E il pop a sua volta si è nutrito di ciò che le assomigliava di più: i rimasugli di quella tradizione orale che spuntano ancora qua e là fra le canzoni, mescolati indipendentemente dalla loro origine. La musica popolare ormai dimenticata ha avuto bisogno del pop per tornare ad avere un suono che potesse essere riconosciuto come “proprio” da una ampia comunità di ascoltatori. Ma una volta rinata non era più la stessa: mentre le danze medioevali facevano battere i piedi a ritmo di rock, le antiche nenie mediterranee nascondevano strani accenti irlandesi.

Questo percorso circolare dei suoni nel tempo, il loro rincorrersi per ritrovarsi sempre sotto altre spoglie e in altre circostanze è ben chiaro a Ilaria Fantin e Khaterina Ghannudi. Le corde dei loro strumenti, l’arciliuto e l’arpa tripla, annodano musiche da epoche e luoghi diversi in un intreccio talmente stretto da non poter più riconoscere le linee dei singoli fili. Sono le melodie che dopo la reconquista hanno accompagnato le peregrinazioni degli ebrei lungo le coste del Mediterraneo; quelle che nelle teqe hanno indicato ai sufi il sentiero verso Dio; quelle che hanno intonato la gioia della festa e spinto alla danza i contadini dei Balcani e dell’Italia meridionale; quelle che nel Sei e Settecento hanno provato a ritrarre le passioni dei cortigiani; quelle servite a legare a sé il cuore dell’amata in una serenata notturna. Anche le voci di Fantin e Ghannudi si intrecciano sugli accordi e gli arpeggi pizzicati, in un alternarsi di echi e ritornelli che ha la freschezza e la sincerità del gioco dei bambini.

In ogni luogo dove possa esprimersi il senso della musica, lì c’è Ilaria Fantin. Una energia esplosiva senza paragoni le permette di muoversi ecletticamente fra i più importanti festival europei di musica antica, le scene teatrali e cinematografiche di Pippo Del Bono, le colonne sonore, i palchi sanremesi e il mondo dei cantautori con Petra Magoni e Patrizia Laquidara, senza che un aspetto della sua creatività tralasci mai completamente l’altro. Per la Fantin fare musica non significa però semplicemente suonare, ma promuovere la cultura musicale, rendere accessibile ogni genere, aggirare le difese del pubblico e colpirne le abitudini. Alla carriera di liutista e cantante ha intrecciato quella di direttrice artistica e organizzatrice instancabile. Le sue molte collaborazioni con figure di rilievo in ogni ambito musicale sono semplicemente le declinazioni di un unico approccio libero alla musica, che condivide pienamente con Katerina Ghannudi.
Nata a Praga, l’arpista si è dedicata allo studio della musica antica e delle tradizioni del Mediterraneo. Partecipa come continuista in diversi ensemble specializzati nell’esecuzione della musica barocca. Le sue corde hanno accompagnato molte voci, fra cui quelle di Gloria Banditelli, Roberta Invernizzi, Patrizia Bovi e Regula Muhlëhmann.
Nel 2010 fonda con Ilaria Fantin il Duo Quintana, mettendo insieme le esperienze accumulate e il desiderio di esplorare nuove sonorità. Il duo spazia dalla musica antica a quella tradizionale, passando per il pop e l’improvvisazione, alla ricerca di nuovi suoni con antichi strumenti e di ambienti originali dove esibirsi. Da sei anni il duo porta gli strumenti antichi in contesti moderni, godendo di grandissime soddisfazioni, in Italia e all’estero e collaborando anche con importanti orchestre come La Folia Barockorchester di Dresda. Da poco sono state ospiti del programma Radio3 Suite, con arrangiamenti originali su alcuni brani di Fabrizio De Andrè. È uscito a luglio 2017 il secondo lavoro discografico I canti dell’altalena (This Play Classic).

ASCOLTO LIBERO

Quintana, Ciaccona (M. Cazzati, 1616-1678)
Quintana, Mama mia (Trad. sefardita)
Quintana & Duo Nafès, Ay madre, (Trad. sefardita) da “Live at Silver Wall”

Ilaria Fantin con Irene Brigitte, Lamento della Ninfa (C. Monteverdi, 1567-1643)
Ilaria Fantin con Petra Magoni, Both Sides Now (Joni Mitchell) da “Live at Silver Wall”
Ilaria Fantin & Gli Stellari, Barocco (I. Fantin 2018)

Katerina Ghannudi con Regula Muhlëhmann, La Folia Barockorchester
Quando voglio da Giulio Cesare in Egitto (1677), (A. Sartorio, 1630-1680) da Cleopatra, Baroque arias, Sony Classical 2017
Katerina Ghannudi con Pavel Jurkovič et alii, Pro Tetuu Kapranovou, Da Ukolébavky, Subraphon 2018
Laboratorio‘600: Quintana con Pino de Vittorio e Franco Pavan, Marsalisa, da Siciliane, The songs of an Island, Glossa 2013

INGRESSO GRATUITO